Anno XXVI – REGRRREEN!
Un po’ con la paura che altri problemi sanitari o geopolitici oscurino la più urgente delle preoccupazioni; un po’ all’opposto con la percezione del fatto che una nuova morale armonica sta felicemente sostituendo le morali dogmatiche proponendo l’ascolto e la sintonia come parametro di ogni convivenza e di ogni vero progresso; e un po’ infine con la consapevolezza che la condizione di ogni speranza è il tempo lungo, fatto di pazienza ma anche se non soprattutto di perseveranza…
… L’Arlecchino Errante osserva quest’anno il Teatro dal punto di vista dell’equilibrio tra umanità e ambiente. Un tema della cui complessità parla a sufficienza la semplice constatazione che l’uomo è al tempo stesso il principale artefice e la vittima finale del disequilibrio in atto.
E’ stato scelto il titolo Re-Green per esprimere l’idea che non si tratta solo di praticare una sostenibilità presente e futura, ma anche di agire per riparare le insostenibilità di un lungo passato.
È stata aggiunta qualche “R” al titolo, per alludere in un modo un po’ scherzoso e fumettistico al fatto che al posto del pianeta saremmo un po’ incavolati…
Ebbene, che cosa può fare il teatro per una tale prospettiva semi-incavolata di speranza, di pazienza, di perseveranza, di lavoro (anche retro-attivo)?
Certo ne può parlare (come si diceva una volta: può sensibilizzare)… Ma può anche praticare la sostenibilità nei suoi processi tecnici; può coniugare nei suoi linguaggi e stili la morale armonica di cui sopra; può suggerire emozioni e sensazioni che aiutino a sintonizzarsi con una nuova percezione dell’ambiente; può istituire un leggero e giocoso quanto deciso e incrollabile “non accontentarsi” di quanto per il momento si può fare; può imprimere nel patrimonio culturale e civile classico e moderno qualche vettore di sostegno ad un nuovo umanesimo, basato sul dialogo con l’anima del mondo e dell’universo.
La kermesse che in cinque giorni offre al pubblico diciassette appuntamenti per tutte le età, per tutte le teste e per tutti i gusti, rappresenta un po’ tutte queste possibilità.
Ci saranno luci azionate da una dinamo umana, marionette fatte con oggetti riciclati o addirittura con le ossa, musiche provenienti da sensori collegati al suolo e agli ortaggi, parabole fantapolitiche, elogi delle buone pratiche sostenibili, sguardi sull’oscurità dell’anima, azioni circensi per acrobati in reciproco ascolto, contemplazioni sul miracolo dell’esistenza dell’uomo e sulla sua evoluzione, azioni teatrali in bicicletta (anche per il pubblico), un concerto finale “in collaborazione” con le piante, laboratori di presa di coscienza organica… Insomma, una festa, varia e sempre sorprendente!… Che abbiamo chiamato “laboratorio” non perché richieda fatica o chissà quale attenzione o elaborazione. Al contrario, propone di lasciarsi andare alla meraviglia, e aver fiducia nel lavoro autonomo dell’anima verso il futuro; anzi “delle anime” perché il teatro è “insieme”.
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