C’è una possibilità del teatro che consiste nell’evocare – o convocare – un personaggio e il suo destino. La cerimonia (ovvero lo spettacolo) potrà, forse, realizzare una conferma del buio oppure una illuminazione. E l’attore presta la sua vita, per un’ora, ad una dimensione mediatica e oracolare che prescinde dalla sua semplice volontà e dal suo controllo ideologico. Succedeva così per i personaggi delle origini della Commedia dell’Arte: un’attitudine che poi ha fondato, antropologicamente, la necessità dell’improvvisazione anche negli spettacoli professionali. Succede così ancor oggi nella ritualità di alcune culture, per esempio quella centro-africana, quella afro-brasiliana e afro-cubana… Certo questo genere di possessione può essere una caratteristica tra le altre di ciò che identifica un “grande attore” di ogni cultura e latitudine; ma forse vale la pena di isolarla sperimentalmente – come vuol fare “L’Arlecchino Errante” – alla ricerca di una nuova necessità del teatro e di tutte le maschere.
Maestri ospiti: Augusto Omolú (Odin Teatret)
Docenti: Claudia Contin, Ferruccio Merisi
Spettacoli, eventi e comunicazioni con: Claudia Contin, Augusto Omolú (Brasile e Danimarca), Ferruccio Merisi, Federico Toni, Bustric, Dalang Pa’wija (Bali-Indonesia), Teatro del Norte (Asturia-Spagna), Simona Lisi, Teatro del Lemming, Teatro Tascabile di Bergamo, Les Étoiles De Faretá (Mali-Africa), Paolo Villaggio, Attori & Cantori e Scuola Sperimentale dell’Attore, Giovanni Azzaroni, Mario Brandolin, Roberto Cuppone, Remo Anzovino, Valeria Spera, Lucia Zaghet, Dino Tomé