Tommesani & Cicinelli
“CA.NI.CI.NI.CA”
di Carlo Costantino
A tutti noi sarà capitato di trovarci una sera con gli amici a mangiare una pizza; a chi verrebbe in mente di domandarsi la provenienza degli ingredienti che ha nel piatto, in particolare della salsa di pomodoro?
Ebbene, chi ha potuto assistere allo spettacolo di Greta e Federico potrebbe essere tentato di fare qualche riflessione in proposito.
CA.NI.CI.NI.CA. è allo stesso tempo uno spettacolo e un progetto di ricerca, un teatro di denuncia e uno spaccato sul tema dello sfruttamento del lavoro nelle filiera agro-alimentari, con particolare riferimento, appunto, al pomodoro.
I due protagonisti non provengono espressamente dal mondo del teatro: Greta è laureata in Cooperazione Internazionale, con una tesi sulla filiera del pomodoro in Italia, ed interpreta sé stessa, ma non solo; dialoga con Federico, nella vita videomaker, posto in scena alla consolle come un regista, ma anche ipotetico datore di lavoro per Greta.
I dialoghi s’intrecciano, si interrompono, vengono ripensati, censurati, ripresi intorno a tre nuclei interagenti: il consumatore, la grande distribuzione organizzata, il produttore. Ciò che ruota attorno a questi tre poli, seppur centrale, resta in periferia: i raccoglitori di pomodori, la degradazione della comunicazione commerciale, il mercato dello sfruttamento, l’azione politica.
Questa operazione consente agli artisti di inquadrare il tema scelto sotto una prospettiva nuova, per niente scontata, attraverso momenti diversi, come la proiezione di frasi, di una video-intervista, il dialogo con il pubblico, fino all’esplosione di decine di pomodori in un crescendo di rara intensità che culmina con uno straziante dialogo finale tra i pomodori spiaccicati e rassegnati alla loro fine ingloriosa.
Una prospettiva forse un po’ cinica, quella di Greta e Federico, ma certamente tutt’altro che rinunciataria, anzi. In un mondo che sembra procedere senza più regole etiche, la lotta è ancora possibile, sebbene il compito che attende ognuno di noi resti nascosto dietro quella cortina di ipocrisia che il teatro di Tommesani e Cicinelli ha cercato di diradare.
Carlo Costantino