DEKRU “Il Corpo che Parla”: OPENWORKSHOP
di Carlo Costantino
Ed eccoci al primo Workshop proposto quest’anno dal Festival. Conduttori d’eccezione, i Dekru mettono subito a loro agio i coraggiosi partecipanti, una decina di persone, delle quali risulto essere l’unico maschietto.
Si parte con la presentazione del gruppo, costituito da Nikyta, Viktor, Inna e Bogdan, che si sono conosciuti frequentando l’Accademia di Varietà e Arti Circensi di Kiev, dove hanno appreso per anni le tecniche che si apprestano ad illustrarci e a farci sperimentare.
Per cominciare, partiamo con qualche esercizio di riscaldamento, anche se nella saletta di palazzo Gregoris, alle ore 16:00 e con 30 gradi Celsius non è che se ne senta tanto il bisogno…
Uno dei problemi principali è riuscire a sciogliere le varie “cerniere” del nostro corpo: collo, spalle, anche, ginocchia, poi polsi, mani e piedi. Ma quante giunture abbiamo? Non me n’ero mica accorto…
Il secondo problema, ammesso che le cerniere si siano sciolte, è renderle indipendenti e poi connetterle tra di loro. E qui interviene il grande “nemico”: la mente, che si oppone fermamente a questo processo di “addomesticamento”. I mimi, anche attraverso la traduzione di Daria, ci spiegano (e ci fanno sperimentare) quanto sia importante che la nostra mente faccia amicizia con il nostro corpo, in modo da superare questi conflitti. Più il nostro corpo è libero, più lo sono i nostri pensieri e la nostra anima. Dobbiamo quindi allenarlo a dire la verità. Per raggiungere questi obiettivi, tuttavia, ci vuole tanto, tanto tempo ed innumerevoli esercizi…
Lo scopo del workshop non era certo quello di trasformarci in tanti Marcel Marceau con un colpo di bacchetta magica, bensì quello di mostrarci con esempi e sperimentazioni quanto difficile, complesso e appassionante sia il lavoro del mimo, e quanto studio ci sia dietro a questo mestiere, in cui occorre imparare ad usare alla perfezione uno strumento che ci portiamo dietro dalla nascita, ma che non abbiamo mai imparato a “suonare” come si conviene.
Certamente una consapevolezza tutti i partecipanti al workshop l’hanno raggiunta: potranno apprezzare i futuri spettacoli di mimo con occhi diversi, avendo toccato con mano (anzi, con tutto il corpo) quanta fatica e quanta precisione ci sia dietro ogni piccolo gesto. Ma abbiamo raggiunto anche un altro scopo: siamo riusciti a far divertire a nostra volta i Dekru mentre osservavano i diversamente abili (noi) tentare goffamente di riprodurre gli esercizi proposti.
Ultima postilla: il nome Dekru è un omaggio al grande Etienne Decroux, padre fondatore delle tecniche di mimo corporeo moderno e maestro di Marcel Marceau, cui il quartetto si ispira da sempre.